Dare un’occhiata alle vecchie lire riposte in qualche cassetto è sempre cosa buona e giusta. Controlla, magari ne hai una dal valore inestimabile.
Il mondo della numismatica è riuscito a sopravvivere all’evoluzione delle ere e anche in questo mondo di tecnologia allo stato puro, di vita smart con un dispositivo in mano, di Intelligenza Artificiale che sta invadendo ogni segmento di mercato, ha ancora un suo perché.
Finché esisteranno le monete, ce ne sarà sempre qualcuna dal valore maggiore di altre, per tantissimi motivi: stato di degrado, ma soprattutto tiratura limitata che trasformano due euro, per esempio, moltiplicandone anche di dieci, se non venti, volte il suo valore nominale.
Figuriamoci le lire. Le monete del vecchio conio che ci sono avanzate dal secolo scorso e che sono là, buttate in un cassetto o in una soffitta, potrebbero avere un valore inestimabile e noi non lo sappiamo nemmeno. Una controllatina non fa mai male. A costo zero potresti trovarti in mano anche centinaia e centinaia di euro.
Forse non tutti sanno che alcune monete (ma anche banconote) delle vecchie lire sono state coniate fino al 2002 e hanno già una relativa rarità non differente, soprattutto se in buono stato o addirittura mai usate. Il discorso cambia quando si va ancora di più a ritroso nel tempo, nel secondo millennio, in uno spazio temporale che va dal 1861 al 1946, poco prima dell’avvento della Repubblica in un Regno d’Italia contraddistinto da monete che adesso valgono davvero tanto. Una in particolare.
Le due lire con l’effige di Vittorio Emanuele III, insieme all’iconica aquila sabauda, sono molto ricercate dai collezionisti. La testa del re che volge alla sua destra è nel dritto della moneta, contornato dal suo nome, mentre sotto il suo collo c’è quello dell’incisore, il viterbese Filippo Speranza, già famoso per le lire di Vittorio Emanuele I ma soprattutto per le rarissime lire 2 ½, valore atipico e non previsto dagli accordi dell’Unione monetaria latina: l’unica moneta di Speranza per la zecca pontificia.
Nel verso della moneta da due lire, è presente l’aquila araldica con stemma di casa Savoia dentro la scritta, tutta in maiuscolo, Regno d’Italia: sotto l’indicazione del valore, c’è il segno di zecca tra due stelle a 5 punte e il millesimo. Controlla nei tuoi cassetti, non te ne pentirai. E se dovessi trovarla, cerca di capire il suo stato. Può fare davvero la differenza.
Potrebbe essere catalogato con una D di discreta (completamente liscia), B (bella), MB (molto bella ) e BB (bellissima) a seconda dei segni di usura, oppure SPL (splendida) con tutti i rilievi integri, fino ad arrivare al fior di conio, quella senza segni di circolazione. Queste due lire, in base allo stato di conservazione, potrebbero valere anche 800 euro!
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